Essere positivi a tutti i costi, cancellando le emozioni difficili, ha un nome ben preciso: toxic positivity. La via da seguire è un'altra.

La toxic positivity è la condizione per la quale una persona tende a sforzarsi di essere positiva a tutti i costi. È la stessa persona che non accetta la parola fallimento, che non vuole sentire né crisi né depressione, e che spesso e volentieri si rifugia dietro agli slogan stile coach motivazionali, magari dopo aver visto un video sui social o su YouTube. Attenzione, non arrendersi mai e cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto non è un errore, anzi, ma se per questo annulliamo le emozioni difficili, ecco allora che il pensiero positivo diventa tossico.

W. Timothy Gallwey, allenatore ad Harvard della squadra di tennis qualche decennio fa, sostiene come dentro ognuno di noi ci sia un gioco interiore in corso, e il modo in cui lo si affronta può stabilire da una parte il nostro successo e dall'altra il nostro fallimento. C'è poi un'altra verità che è bene sottolineare: ciò che accade dentro di noi non è proporzionale agli obiettivi che riusciamo a raggiungere nella vita, perché se così fosse non si spiegherebbe il motivo per cui anche persone miliardarie o che comunque hanno tutto dalla loro esistenza possano cadere in abissi profondi, senza più riuscire a sollevarsi.

Come allontanare, dunque, la toxic positivity? Prima di tutto, è importante immergersi nell'emozione che si sta provando in quel preciso momento. Ad esempio, se siamo tristi non dobbiamo fingere di non esserlo, nascondendoci dietro un sorriso a trentadue denti. Il modo migliore per superarla è di accettarla, prendere piena consapevolezza del momento che si sta attraversando. Dopodiché è altresì fondamentale riuscire a mettere in piedi una strategia, un percorso attraverso cui uscire da questa condizione, mettendo in pratica ciò che abbiamo imparato. E se abbiamo bisogno di aiuto possiamo e dobbiamo chiederlo, senza doverci più nascondere dietro un falso sorriso, una positività tossica.