Ciao Massimo! Nella tua carriera sportiva hai praticamente vinto tutto! Raccontaci però un aneddoto simpatico dei tuoi inizi.

Di cosa si occupa massimo Massimo Bonini in questi anni?

Beh innanzitutto io non avrei mai immaginato di diventare un calciatore! Pensa che giocavo a tennis e lo faccio tutt’ora! A calcio non mi hai mai insegnato a giocare nessuno, calciavo, sbagliavo e piano piano cercavo di migliorare da solo! Iniziai poi a giocare nel settore giovanile della Juvenes , ma ripeto, a quei tempi il divertimento e la passione erano le cose importanti per crescere e farsi notare, perché non esistevano ancora i procuratori sportivi ad aiutarci.

D’estate seguo una scuola calcio a Cesenatico ma oltre a questo sto collaborando con la Roma. Vado 2/3 volte all’anno negli Stati Uniti, Sud America e Africa alla ricerca di nuovi talenti e ad insegnare calcio. A Johannesburg , per esempio, c’è una comunità italiana, un Club, che collabora con noi. Il loro scopo è ricercare nuovi ragazzi interessanti: li selezionano e fanno fare loro dei provini con la Roma. In molti posti all’estero il calcio è uno sport di nicchia, ma a volte possono trovarsi dei talenti dove meno te lo aspetti. Una volta si ricercavano giocatori forti, potenti, ora invece si cerca di più chi fa spettacolo perché allo stadio la gente vuole quello.

Secondo te cosa è cambiato nei metodi di allenamento da allora a adesso?

In quegli anni una grossa fortuna era incontrare allenatori validi sin da subito. Quando giocai nel Bellaria ad allenarmi ebbi Arrigo Sacchi, il suo primo anno come allenatore!Un’altra cosa fondamentale era che quando disputavo il classico torneo del bar, giocavo sempre contro quelli molto più grandi di me, che avevano smesso da poco la loro carriera e quindi avevano maggiore esperienza. Quella era una buona scuola, perché non mi bastava sfruttare le mie qualità fisiche,  dovevo anche ragionare di testa:  impari quando sei in difficoltà. Ho lavorato nei settori giovanili in questi anni, ed ora si tende a far giocare i ragazzi solo con i loro coetanei, ma secondo me è sbagliato! Se un ragazzo è bravo, lo devi comunque mettere in difficoltà, lo devi far giocare con quelli più esperti e fisicamente più potenti. E’ scontato che se uno è molto giovane e corre di più degli altri sembrerà molto più bravo rispetto ai suoi compagni, ma se giocasse con quelli più esperti si capirebbe che non gli basta solo il fisico per raggiungere il risultato e servono altre cose: migliorare la tecnica.

In Italia si parla sempre di più di scarsità di talenti perché si tende ad acquistare sempre più giocatori dall’estero, pensi che questa cosa sia correlata al fatto che la tecnica comunque inizia a scarseggiare?

Io vado in Sud Africa e anche in America molto spesso per vedere come giocano… Secondo me il problema è che gli altri si stanno migliorando, soprattutto nelle strutture. In America  per esempio hanno campi da calcio ovunque adesso, prima giovavano solo a baseball, basket, football… Solo dove ci rechiamo noi hanno 9 campi da calcio e in Italia dove trovi 9 campi da calcio per professionisti in un solo posto?Capisci?Loro investono nelle strutture e le scuole vanno di pari passo con lo sport. Ogni scuola ha una buona squadra sportiva! Sono stato a Detroit ad allenare all’Oakland University e hanno il campo da golf attorno alla scuola, come puoi non diventare uno sportivo? E poi la,  c’è la competizione e i genitori investono molto nella formazione dei figli! Ti racconto un esempio che è una cosa stupenda… Eravamo in California e c’era anche mio figlio. Un giorno si mise a giocare con la figlia di un mio amico , avranno avuto 8/9 anni… Dissi al mio amico “ cavolo come corre sta bambina! E’ incredibile!”, davvero andava fortissima!Dovevi vedere poi che coordinazione! Il mio amico mi rispose “ Guarda , mia figlia la mattina fa i cambi di direzione, i piegamenti, le ripetute… un domani dovrà andare all’università e dovrà essere anche una brava sportiva oltre che una brava studentessa”! Per dirti come sono molto più avanti di noi… In Italia far andare il proprio figlio ad una scuola calcio è già tanto, mentre la esiste la competizione, ed ogni genitore vuole che il proprio figlio faccia meglio degli altri.

 Fu storica la battuta che fece Platini negli spogliatoi della  Juventus quando Agnelli lo sorprese a fumare, “avvocato  l’importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve  correre”. Insomma eri diventato i polmoni di Michel!  Esiste secondo te qualcuno che in questo periodo  rispecchia le tue stesse caratteristiche?

 Credo che ora tutti siano come me, nel senso che io ero un  giocatore utile e questa cosa in questi anni esiste molto di più.  Bisogna correre in funzione degli altri, bisogna far girare il  pallone e sapere stare in campo. Anche i grandi talenti devono  sapere stare in campo. Bisogna essere utili alla squadra e  ovviamente risolvere i problemi sul campo.

Anche i vari Messi o Cristiano Ronaldo devono rientrare o fare opposizioni e così si rendono già utili senza per forza correre e andare a conquistare la palla tutte le volte. La squadra di calcio è forte ed equilibrata se si rientra ad occupare tutti gli spazi ed ogni giocatore è così utile ai suoi compagni. Io come mediano non correvo tanto ma correvo bene e se corri bene sembra che sei da tutte le parti! Io e Michel eravamo molto in sintonia e giocavamo spesso a tennis insieme. Voleva che andassi sempre io a giocare con lui, perché io giocavo e gioco ancora molto lineare mettendo  “in palla” gli altri. Il primo set lo vincevo sempre io, poi gli altri li perdevo perché Michel non faceva altro che farmi smorzata e pallonetto, smorzata e pallonetto! Era bravissimo per ste cose!C’era un gran feeling! Un volta durante una festa della Diadora a Venezia mi fece un’altra battuta! Praticamente quando Diadora organizzava questi eventi invitava tutti gli atleti internazionali che sponsorizzava. Quell’anno la maratona di New York fu vinta da Pizzolato. Platini, durante la festa , doveva premiarlo… Mentre lo premiava gli disse “ si, sei stato fortunato perché non c’era Bonini!”

Ci hai detto che continui a tenerti in movimento in tutte le maniere , inoltre frequenti un centro fitness a San Marino, dove vivi. Quanto è importante anche per un calciatore l’allenamento in palestra?

Penso che al giorno d’oggi sia indispensabile. Non puoi più fare calcio se non sei preparato a livello muscolare… Noi eravamo altri calciatori, madre natura ci aveva dato già le qualità che ci sarebbero servite. Certo anche oggi si nasce col talento ma ora non basta, devi migliorare sempre di più e l’attività in palestra è importantissima. Ora vieni seguito in tutto a partire dall’alimentazione. Una volta i consigli alimentari non te li dava nessuno e mangiavamo cose che facevano anche male, magari il sabato sera prima della partita della domenica… E’ cambiato tutto. L’allenamento è importante ma serve anche la testa , perché puoi stare benissimo fisicamente ma se non sei concentrato e attento, la partita la giochi sempre male.

E poi devi stare bene dentro di te. Non sono d’accordo con alcuni allenatori che impongono determinati vincoli , come orari e cibi per esempio. Ogni tanto lo sgarro ci può stare, se fa bene alla mente sia chiaro. Ma non bisogna neppure crearsi un alibi se si gioca male magari dando la colpa alla sera prima che si è andati a letto troppo tardi… Serve la giusta via di mezzo secondo me e un buon allenatore deve saperlo per mettere a proprio agio i suoi giocatori. Mi piace ora essere un allenatore perché vedo il campo in un modo diverso e come ex giocatore capisco subito tante cose proprio come te quando da istruttore fai i corsi in palestra!

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Sono prontissimo! Mi piace divertirmi ai corsi e così potenzio bene anche le gambe!